L'importanza delle Fiabe....nel processo di crescita del bambino!

Che cos’è la fiaba? La fiaba è un racconto fantastico, ricco di personaggi magici, come fate, streghe, draghi, nani, costretti ad affrontare avventure, prove da superare, dove alla fine il bene trionfa sul male, la cattiveria viene punita e la bontà viene premiata. Le fiabe con il loro linguaggio “da piccoli“ aiutano il bimbo ad affrontare il suo percorso evolutivo, fornedogli degli esempi da seguire, utili per affrontare i cambiamenti che lo aspettano. Attraverso l’esperienza della fiaba, il bambino, vivendo in prima persona le avventure del protagonista, ha la possibilità di sfatare le esperienze negative e fare tesoro di quelle positive, acquisendo maggiore fiducia nelle proprie possibilità. La fiaba educa ed aiuta a diventare grandi, insomma prepara il bambino ad affrontare il suo viaggio dall’infanzia alla vecchiaia. A sottolineare il forte significato psicologico che hanno le fiabe, fu proprio il maestro della fantasia, Gianni Rodari, il quale sosteneva che la fiaba può aiutare il bambino a conoscere il mondo si, ma è anche, per lui, uno strumento per ritagliarsi del tempo nella vita dei genitori.

Prima di tutto la fiaba è per il bambino uno strumento ideale per trattenere con sé l'adulto. La madre è sempre tanto occupata, il padre appare e dispare secondo un ritmo misterioso, fonte di ricorrenti inquietudini. Di rado l'adulto ha tempo di giocare con il bambino come piacerebbe a lui, cioè con dedizione e partecipazione completa, senza distrarsi. Ma con la fiaba è diverso. Fin che essa dura, la mamma è lì, tutta per il bambino, presenza durevole e consolante, fornitrice di protezione e sicurezza. Non è detto che quando chiede, dopo la prima, una seconda fiaba, il bambino sia realmente interessato, o esclusivamente interessato alle sue vicende: forse egli vuole soltanto prolungare più che può quella piacevole situazione, continuare ad avere la mamma accanto al suo letto, o seduta nella stessa poltrona. Ben comoda, perché non le venga la voglia di scappare troppo presto. La voce della madre non gli parla solo di Cappuccetto Rosso o di Pollicino: gli parla di se stessa. Un semiologo potrebbe dire che il bambino è interessato, in questo caso, non solo al "contenuto" e alle sue "forme", non solo alle "forme dell'espressione", ma alla "sostanza dell'espressione", cioè alla voce materna, alle sue sfumature, volumi, modulazioni, alla sua musica che comunica tenerezza, che scioglie i nodi dell'inquietudine, fa svanire i fantasmi della paura.

GIANNI RODARI, Grammatica della fantasia (Torino, Einaudi 1973).

Spesso noi adulti non ci rendiamo conto del richiamo dei bimbi: le scadenze, la spesa, il lavoro, e perdiamo di vista gli aspetti fondamentali della vita. E’ ovvio che il tempo a disposizione è poco e va fatto tutto, quindi cerchiamo di rendere di qualità, quello che passiamo insieme ai nostri bambini. La lettura rappresenta un’occasione per stare con il bambino, un valido strumento che rafforza la relazione. Leggendo abbiamo la possibilità di porci in ascolto del bambino stesso, scoprendo ciò lo interessa, cosa lo fa ridere e cosa lo spaventa. Un’occasione giocosa che ci permettere di conoscere il piccolo, condividendo insieme a lui un’esperienza gratificante. E’ importante che il momento della lettura sia qualcosa di piacevole, prima di tutto per l’adulto, così da trasmettere la positività al bambino. Quello della lettura dovrebbe essere un momento magico in cui l’adulto è a completa disposizione del bambino, pronto a soddisfare i suoi bisogni e la sua sete si conoscenza.

Qual è il momento migliore per leggere le fiabe al bambino?

Il mio consiglio è sempre lo stesso. Considerando che, per facilitarne lo svolgimento sereno, la giornata dovrebbe essere scandita da orari ben precisi, di conseguenza ideale sarebbe, ritualizzare anche il movente della lettura, inserendolo nel momento in cui vogliamo infondere, nel bambino, calma e serenità.